Di aeroporti, partenze e ritorni, soprattutto aeroporti
A volte dico che sono stanca di far bagagli, di spostare le mie cose da un continente all’altro, e nel giro di poche ore dovermi abituare a un clima e a un ambiente completamente diversi.
Ma ogni volta che arriva il momento, e che sono pronta per andare in aeroporto, in realtà mi sento eccitata come una bambina.
Col tempo, sono arrivata ad amare la dimensione del viaggio. Ho i miei rituali, e tutti cominciano nel momento in cui prendo la mia valigia rosa e decido che trolley usare. Mi piace separare le mie cose in tre gruppi: quelle che andranno nella valigia grande, che potrebbe anche perdersi sul cammino, quelle che vanno nel trolley, e quelle che metto nella borsa a mano, che dev’essere piccola per entrare nel sedile davanti al mio senza togliermi troppo spazio per i piedi in aereo.
Mi piace l’aeroporto – in effetti adoro gli aeroporti, sono posti di tale transitorietà, di tale movimento… Gli israeliani, con le loro pratiche umilianti, erano quasi riusciti a togliermi l’entusiasmo. Per fortuna gli indonesiani, con i loro sorrisi e modi gentili, mi hanno riportato alla felicità originale. Cerco sempre di arrivare in tempo, per godermi i momenti nei quali sono sospesa tra un paese e l’altro. Ho molti rituali negli aeroporti, quello che più mi piace è comprarmi un libro. Mi piacciono anche i bagni degli aeroporti, i bar e sedermi tranquilla da qualche parte a navigare in Internet.
Mi piaceva di più volare quando ero giovane. Adesso non sono molto felice all’idea di restare per ore in aria, anche se mi sento più tranquilla sui grandi aerei, con i loro programmi di intrattenimento e le hostess che chiacchierano nella coda mentre tutti dormono.
Il rituale più importante quando atterro in Italia è il cappuccino. Non importa in che aeroporto arrivo, la prima cosa che faccio è dirigermi al bar: AMO sentire il rumore delle tazze e respirare la fragranza così famigliare del caffè. Il primo cappuccino non ha prezzo.
Atterrare a Jakarta invece mi porta più vicino alla mia gatta. Se non siete amanti degli animali probabilmente non capirete, ma se lo siete, potete immaginarvi l’aspettativa del viaggio in macchina verso casa, sapendo che manca sempre meno a stringerla di nuovo tra le braccia.
E poi di colpo mi rendo conto che sono tornata. La fluidità con la quale nel giro di poche ore mi muovo da un clima all’altro, da un gruppo di amici e da una casa all’altra, non mi sorprende più. Raccolgo le valigie, pensando a quanto invecchio a furia di questi rituali, e mi tuffo nella gioia che ogni posto ha da offrire.
Lovely post! I’m a new expat and I love to hear the experiences of others.
Condivido su tutta la linea! Ho appena fatto l’attraveramento da Torino a Washington. Mi si spezza ogni volta il cuore a lasciare amici e famiglia, ma i gatti mi aspettavano e anche qui ho ormai amici che sno praticamente famiglia. Condivido meno l’entusiasmo per gli aeroporti 🙂
Let me know what you think of the book in the picture: it’s third on my ‘to read’ pile!