Ode per le mie amiche, presenti, passate e future
Quest’ode è per le mie amiche, quelle che ho dovuto lasciare alle spalle, quelle di oggi e anche quelle future.
L’altra notte ho invitato un po’ di amiche a cena a casa mia. E’ una cosa che mi piace da pazzi: cucinare per loro, e poi vederle arrivare ad una ad una, vedere come l’appartamento si riempie di parole e risate, mangiare insieme. In ogni paese in cui vado, mi formo un gruppo di amiche che mi accompagnano lungo l’esperienza.
Qui a Gerusalemme avevo cominciato con un gruppo meraviglioso di varie nazionalità, che si raccoglieva intorno a un book club, e che rapidamente è diventato un punto fermo, di supporto, scambio e gioia. Italia, Regno Unito, Olanda, Svezia, Stati Uniti, tutte queste diverse culture si sono riunite usando la lingua comune della comprensione femminile.
Ho ricordi memorabili di serate passate a parlare di sesso e menopausa, letteratura, la situazione politica, il futuro e un sacco di altre cose. Una volta, dopo una serata particolarmente riuscita, stavo ancora ridendo da sola tornando a casa in macchina, quando ho incrociato un gippone dell’esercito, che mi ha puntato addosso gli abbaglianti (e che abbaglianti!), accecandomi. Non sono riuscita a smettere di ridere neanche in quel momento: mi hanno lasciata andare.
Molte delle incredibili donne di quel gruppo son partite. Come spesso accade in questo tipo di vita, i gruppi si formano e cessano di esistere a seconda della chimica che li nutre.
Quest’ultimo anno a Gerusalemme mi sono avvicinata a un gruppo di amiche italiane. In realtà è la prima volta nella mia esperienza d’espatrio che mi trovo così spesso circondata solo da italiane. E sono stata davvero fortunata perchè queste italiane sono proprio speciali.
L’altra notte, mentre le guardavo entrare una ad una, pensavo che ognuna di loro rappresenta per me qualcosa di diverso. Come nelle culture, ognuna di loro è unica, ma se le metto tutte insieme, formano un gruppo ben preciso: le mie amiche.
Quando organizzo questo tipo di eventi, per tutto il giorno mi sento eccitata solo all’idea che mancano poche ore a stare insieme a loro. Poi, quando cominciano ad arrivare, è una festa, un regalo. Vedo le loro amate facce che si materializzano alla porta, con una bottiglia di vino, alcune tirano fuori un pezzo di salame, ogni viso una storia, un sentimento.
Non posso dire che qui sia più magico di altri posti in cui ho vissuto; è sempre stato così, e indipendentemente dalla nazionalità delle amiche. I sentimenti che uniscono le donne in tutto il mondo sono unici. Come unico è il loro modo di comunicare, condividere e aprirsi. E l’umore che riempie quei momenti è come un balsamo che per quella notte copre le piccole e grandi preoccupazioni e ci fa sentire leggere e felici.
Se c’è qualcosa che auguro ai miei figli, è di poter provare questa sensazione, questo profondo sentimento di appartenenza, questo senso potente e inebriante di darsi agli altri e aprire il cuore per accoglierli. So che per gli uomini è diverso: non ho mai visto i miei amici uomini così eccitati alla prospettiva di una riunione di soli uomini. E non ho nemmeno mai incontrato uomini che organizzano regolarmente questo tipo di eventi. Ma guardando i miei due figli, ho la sensazione che le cose stiano cambiando. Lo vedo nel modo in cui sono attaccati ai loro amici, nella gioia che li pervade quando stanno per mettersi su Skype per parlare con un amico lontano, nel calore che comunicano quando parlano dei “loro amici”. In ogni caso, auguro davvero a tutti di avere una vita piena di stupendi amici (e amiche!).