Amicizia su Facebook e Linkedin: come la vedo io
Forse non è nemmeno necessario scrivere un post sull’argomento, ma vorrei spiegare alcune cose rispetto a come scelgo se approvare o meno le richieste di amicizia su Facebook e su LinkedIn.
Le nostre vite sono ormai diventate così intrinsecamente allacciate alla comunicazione sui social, che viene naturale maturare delle posizioni precise rispetto all’uso, abuso, o alla frequenza, apertura, pudore o sfacciataggine con cui li si usa. E’ un dibattito che mi appassiona.
In questo post voglio parlare di un aspetto particolare del nostro rapporto con i social, e cioè di amicizia su Facebook e Linkedin.
Sono abbastanza fanatica di questo social. Non mi illudo circa il fatto che la mia privacy sia rispettata o che questo potente mezzo venga messo a mia disposizione senza nulla in cambio. Sono però abbastanza sicura che se un comune mortale non ha la mia amicizia, non può vedere quello che posto sul mio muro. E questa è la ragione per la quale ho due spazi distinti su Facebook: il mio profilo personale e la mia pagina professionale.
In realtà la mia pagina professionale tanto professionale non è :-). Nel senso che se è vero che mi focalizzo su argomenti legati al mio lavoro, la uso anche per condividere le mie passioni in senso molto più ampio. Sono però convinta che più un potenziale cliente mi conosce, più facile sarà che decida d’ingaggiarmi. Inoltre la mia filosofia è che nella promozione bisogna soffrire il meno possibile (e quindi divertirsi). Quindi la porto avanti così e spero che chi mi segue sia contento.
Sul mio muro personale invece parlo di fatti più legati alla mia vita privata. Questa però non è la sola ragione per la quale non accetto amicizia su Facebook da sconosciuti. Semplicemente non vedo perchè dovrei connettermi con persone che non ho mai visto, conosciuto, e con le quali non ho mai scambiato mezza parola. Non m’interessa accumulare un numero spropositato di amici. Non ho voglia di discutere e commentare le mie cose con persone che non mi conoscono. L’idea che nei miei feed appaiano commenti strampalati di gente che non ha nulla da spartire con me non mi stuzzica per niente.
Con questo non voglio dire che do amicizia su Facebook solo a chi ha fatto le scuole o lavorato con me. Molti dei miei amici sono persone con le quali mi sono connessa virtualmente in maniera importante – con un’intervista, una chiacchierata via Skype, o lavorando in remoto sui temi più svariati.
Qui il discorso è diverso perchè diverso è il social in questione. LinkedIn è una rete che nasce e si sviluppa esclusivamente intorno al discorso professionale. E proprio per questo qui sono ancora più rigida. Per me non ha nessun senso connettermi su Linkedin con persone che magari fanno un lavoro che con il mio non c’entra assolutamente nulla. Anche se le conosco e nella vita reale siamo super amici.
Non vedo l’utilità di crearmi una rete su LinkedIn formata da panettieri, insegnanti, falegnami, ingegneri, avvocatesse, allenatrici, cavallerizzi, o dottori e infermieri. E questo non perchè queste categorie non abbiano nulla da insegnarmi: TUTTO è interessante nella vita, e CHIUNQUE può ispirarti nei modi più disparati. Ma il tempo è limitato. Dobbiamo fare delle scelte. E LinkedIn è un social attraverso il quale si può trovare lavoro, quindi preferisco dare spazio (di tempo e di accoglienza) a chi ha più chances di farmi avanzare in quella direzione.
Mi piace molto quando chi si connette mi manda due righe spiegandomi perchè il mio profilo gli o le interessa. Toglie un po’ di quella rigidità da schermo che caratterizza la gran parte delle nostre relazioni di questi tempi. Mi fa anche capire che quella persona ci tiene davvero a connettersi con me, e questo è bello.
Accetto però anche persone che non mi spiegano nulla, semplicemente perchè dal loro profilo capisco che abbiamo molte cose in comune, e che la connessione mi porterà probabilmente nuovi spunti e informazioni interessanti.
L’ultima ragione per la quale mi connetto solo con persone del mio stesso ambito professionale è che così mi garantisco che nei feed appariranno solo post e condivisioni che m’interessano per il mio lavoro.
Concludo con una curiosità: LinkedIn mi sta intrigando dal punto di vista interculturale. Fino a quando ho mantenuto la mia residenza a Jakarta, il tono delle comunicazioni private era spiccio, sguarnito e andava subito al sodo. Ho cambiato la mia posizione a Ginevra, e i messaggi che ricevo ora sono verbosi, ricamati, lunghi e spesso anche eleganti. Sono intrigata dalla differenza di comunicazione tra i miei colleghi asiatici e quelli franco-svizzeri, e da come questa differenza si manifesti anche solo nello stile nel comporre poche righe.
Claudia Landini
Marzo 2019
Foto principale: Pixabay