Oggi non sono un’expat felice. Gli attacchi a Parigi.
Questa mattina mio marito mi ha svegliata dicendomi che c’erano stati degli attacchi a Parigi, e che dovevamo subito localizzare nostro figlio.
Alessandro era arrivato nella capitale francese poche ore prima degli attacchi a Parigi. Non avevamo idea di che piani avesse per la serata.
Mentre battevo furiosamente sulla tastiera per chiedere a chiunque trovassi online su Facebook se avevano notizie, un brivido gelato mi invadeva. Questa non è la prima volta in cui noi o un membro della nostra famiglia si trova in un posto scosso da eventi sanguinosi. Quando stavamo scappando da Brazzaville in piroga, mi ricordo che mio marito mi disse che adesso avevamo provato la differenza tra rischio “oggettivato” e rischio “soggettivato”. Avevamo corso rischi prima, ma il pericolo non era mai arrivato così vicino alle nostre vite e alla nostra sicurezza, e a quella dei nostri figli.
Ricordo anche che ho pensato che in fondo era una nostra scelta, quella di correre certi rischi. A quell’epoca vivere e lavorare in determinati paesi era pericoloso. Noi venivamo considerati un po’ pazzi per il fatto che portavamo i nostri figli in certi posti. Oggi non è più così. Oggi i nostri figli possono morire nel centro di Parigi, se decidono di andare a un concerto o a un ristorante il venerdì sera. Il che vuol dire che il mondo non sta certamente migliorando.
Mentre guardavo gli amici di mio figlio che si segnavano al sicuro su Facebook (e per i detrattori: Facebook è un ottimo mezzo in questi casi) e li contattavo uno a uno per chiedere se sapevano qualcosa di Alessandro, pensavo all’enorme differenza che internet ha portato nelle famiglie espatriate in questo tipo di eventi. In pochi minuti, qualcuno ha segnalato Alessandro al sicuro e poco dopo l’altro mio figlio mi ha detto (sempre su FB) che gli stava parlando al telefono, che stava bene ed era al sicuro.
A quel punto mi sono sentita sollevata, e mi sono rilassata, ma come tutti non posso smettere di pensare a chi ha perso la vita al Bataclan e negli altri punti in cui ci sono stati attacchi a Parigi. Ho il cuore pesante, ma non solo per loro. La pazzia e i torti sono ovunque nel mondo. Ogni giorno viene fatto torto ai Palestinesi, che vengono uccisi in silenzio, e alle vittime innocenti in Siria.
E’ molto difficile mantenere la lucidità in questi casi. Il terrore non è più qualcosa di lontano dai nostri confini, è diventato parte delle nostre vite quotidiane. Sono preoccupata per i miei figli e per i figli di tutti. Mi vergogno di dar loro un mondo simile. Non so cosa fare o pensare. Mando tutto il mio amore e il mio dolore alle famiglie delle vittime di Parigi, e le uniche parole che mi vengono in mente sono quelle di Vittorio Arrigoni, che ha pagato con la vita il fatto di lottare per la giustizia: restiamo umani. Oggi più che mai.
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Hoy, en un día negro para la humanidad, compartimos el pensamiento de Claudia. El sentimiento es ese, que los hijos de todos están en peligro, que hay tanta gente sufriendo en Paris, Siria, Palestina, etc. Que siento mucho entregarle este mundo a nuestros niños, que todo nuestro amor y pena va a las víctimas de los ataques y sus familias, y que hay que mantener la humanidad, la que nos queda, es lo más preciado que tenemos.