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Luci su Gerusalemme, accendiamole veramente

Le mie riflessioni sul festival delle luci su Gerusalemme, per cui tutti van matti.

In questi giorni tutti sono in fibrillazione per il festival delle luci su Gerusalemme. Un attimo, forse non tutti. Non penso che le famiglie che sono sotto sfratto si uniranno alle gioiose celebrazioni e godranno della bellezza degli scenari luminosi.

Io amo le luci e non c’è niente che mi catturi di più dei festival delle luci. Quando mio figlio viveva a Lione, andavo a vedere il famoso festival nella sua città, ed era stupendo.

Ma per la quinta volta da quando vivo a Gerusalemme, mi rifiuto di andare a vedere questo. E la ragione di fondo per me è sempre la stessa: rispetto per i Palestinesi che vivono sotto l’apartheid israeliana. So che è facile anestetizzarsi contro l’occupazione, ma io non posso farci niente. Ogni volta che vedo cosa stanno facendo a questa città, mi viene in mente Stéphane Hessel e il suo “Indignatevi!”, e sono felice di sentirmi indignata.

Perchè onestamente: immaginatevi di essere un Palestinese che ha un lavoro nella Città Vecchia, dove possiede una casa e un negozio, e dove la sua famiglia ha vissuto per decenni. Immaginate che la polizia israeliana viene ogni giorno a tormentarvi perchè vi dice che dovete abbandonare il vostro business, la vostra vita. Che non potete mai lasciare la vostra postazione, perchè sareste subito dichiarati assenti, e vi porterebbero via la casa. Che dovete stare attentissimi a non perdere MAI la vostra carta d’identità, perchè sapete che incubo burocratico vi farebbero passare per darvene una nuova. Come vi sentireste se una sera usciste di casa e vedeste questo?

 

 

Dai. Per piacere.

Come posso andare al festival quando non ci sono mai luci su Silwan, nè su  Sheikh Jarrah e su quello che succede lì? Nessuna illuminazione sui blocchi stradali, i muri, i check-point, sui ragazzi Palestinesi spinti contro a un muro con i jeans alle caviglie e le mani sulla testa. Nessuna luce sui prigionieri che sono entrati nel quinto mese di sciopero della fame; nessuna luce sui settler che marciano nella Città Vecchia chiedendo la distruzione del Duomo della Roccia e la (ri)costruzione del tempio. Nessuna luce sul degrado di Gerusalemme Est, sulla mancanza di spazi di gioco per i bambini o di piani di raccolta spazzatura o per aiutare il traffico. Nessuna luce sui settler che tagliano le gomme delle macchine dei Palestinesi. Il giorno in cui si punteranno i riflettori su questo:

 

gerusalemme

e sul fatto che nonostante sia stato dichiarato illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia, israele lo mantiene e lo rinforza, e quando la comunità internazionale deciderà finalmente di smetterla di contribuire a questa insopportabile vergogna, ecco, quel giorno, forse, toglierò il mio personale veto al festival delle luci su Gerusalemme.

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