Gruppo di lettura a Jakarta: il mio orgoglio
Una delle cose che ha reso decisamente felice la mia esperienza a Jakarta, è il gruppo di lettura che gestisco con alcune donne italiane e italo-parlanti (e un uomo).
In ogni paese in cui ho vissuto, ho sempre cercato un gruppo di lettura. Ho dei ricordi gloriosi di quello a Brazzaville, attraverso il quale ho scoperto un sacco di autori africani. In quello di Gerusalemme, le discussioni partivano dal libro per spaziare in ogni tipo di questione, dai rapporti umani al sesso, passando, ovviamente, per l’occupazione israeliana della Palestina.
Però il gruppo di lettura di Jakarta è speciale. Tanto per cominciare, tutti partecipano con molta gioia. Non ho dovuto insistere, spingere, e tormentare la gente per farla venire agli incontri. E’ nato in maniera molto spontanea una mattina in cui avevo invitato un gruppo di amiche a casa mia, per donare dei libri che avevo letto. La discussione che si è sviluppata intorno ai libri è stata gustosissima. Alla fine qualcuno ha suggerito di replicare, magari intorno a un’opera specifica, o a un autore.
Ed è quello che abbiamo cominciato a fare. Abbiamo deciso di discutere a mesi alterni un singolo libro e un autore. Abbiamo cominciato con Il bar sotto il mare, di Stefano Benni. Lui doveva venire a Jakarta per la Settimana della lingua italiana, e speravamo di riuscire a incontrarlo. Poi non è venuto per via di problemi di salute, ma abbiamo avuto una grande discussione con tanti punti di vista differenti.
Abbiamo poi discusso Simonetta Agnello Hornby. Analizzare un autore in toto vuol dire che chi ne ha letto più libri arricchisce la discussione commentando più opere. Chi non conosce l’autore può scegliere di leggere uno qualsiasi dei suoi libri, e ascoltare l’esperienza di chi ne ha letti altri.
Quando abbiamo discusso Simonetta, avevamo tanti dei suoi libri sul tavolo: La mennulara (ovviamente), Boccamurata e La marchesa, Vento scomposto, ma anche i titoli che esprimono il suo amore per la cucina siciliana ((Un filo d’olio, La cucina del buon gusto), e quelli autobiografici (Via XX Settembre, La mia Londra).
All’ultimo incontro abbiamo discusso Solo bagaglio a mano, di Gabriele Romagnoli, che ha scatenato una discussione appassionante sulla memoria, i ricordi, il passato, l’accumulo e il dansyari (una parola giapponese di cui vi lascio scoprire il significato).
Abbiamo anche una valigia piena di libri che mettiamo felicemente a disposizione di tutti. Ogni membro aggiunge i libri che ha finito di leggere, e tutti possono scegliere quello che vogliono, basta che lo riportino a fine lettura. Da una manciata di libri, è diventata una vera valigia con opere soprattutto in italiano, ma anche in inglese, spagnolo e persino ebraico (!), attorno alla quale è bello scambiarsi impressioni ed entusiasmo.
Ma il nostro book club non è solo lettura e discussione. Al nostro primo incontro qualcuno ha suggerito che avremmo potuto scrivere la nostra storia surreale in onore di Benni. Dopo aver letto Simonetta, abbiamo deciso di scrivere la nostra ricetta preferita e spiegare perchè è importante per noi. Solo bagaglio a mano ci ha ispirato a scrivere il contenuto del trolley che portiamo solitamente con noi in viaggio. Senza quasi rendersene conto, dopo l’arricchimento della lettura e della discussione, viene quello della parola scritta, del focalizzarsi sulle proprie vite, e del condividere le proprie esperienze in un ambiente, caldo, partecipato e stimolante.
Molto bella questa iniziativa
brava cugy
Bello! 🙂