Il mio viaggio transeuropeo da Milano a Madrid
Sono da poco tornata da un grande viaggio, ho accompagnato mio figlio a Madrid, in macchina. Ne voglio scrivere subito per non dimenticare le sensazioni.
Sarà difficile concentrare in un solo post tutto quello che questo viaggio da Milano a Madrid ha rappresentato. Io e Mattia siamo partiti in macchina per poter trasportare tutte le sue cose, dal momento che ha deciso di fare della capitale spagnola la sua nuova città ospitante per un bel periodo a venire.
Ero un po’ preoccupata soprattutto dalla lunghezza del viaggio: 1,500 chilometri in andata e altrettanti al ritorno, ritorno che avrei affrontato da sola, con una macchina, la nostra amata Subaru, che per quanto fedele inizia ad avere una bella età e sempre più acciacchi.
Invece è andato tutto benissimo, dall’inizio alla fine.
L’andata è stata per me e Mattia l’occasione per chiacchierare, ascoltar musica e ridere. Soprattutto ridere. Perchè se c’è una cosa che facciamo, da sempre, in famiglia, è ridere insieme. Trovo che ridere insieme sia uno dei più bei momenti d’amore che si possa condividere.
Ci siamo fermati a dormire in motel sulla strada. La prima notte l’abbiamo passata a Aix-en-Provence, che conoscevo già. La seconda ci siamo fermati a caso, e siamo capitati a Villafranca del Penèdes, in Catalonia. Non sapevamo che questa fosse la capitale del Cava, il famoso spumante. E’ stata una bella sorpresa, ma è stato soprattutto interessante respirare l’atmosfera del posto: tutti i balconi sfoggiavano la bandiera e il simbolo dell’indipendenza della Catalonia, mentre io e Mattia, entrambi espatriati navigati, ci chiedevano perplessi in che lingua dovevamo rivolgerci alle persone intorno a noi: spagnolo, o meglio usare l’inglese?
Abbiamo fatto il nostro ingresso trionfale a Madrid una domenica mattina. Io mi sono installata nell’appartamento che ho affittato con HomeAway (come già detto in molteplici occasioni, vi invito a smettere di usare Airbnb finchè continuerà ad affittare negli insediamenti illegali israeliani in Palestina). Mattia è andato a firmare il suo contratto d’affitto e a prendere possesso della sua nuova casa.
Che sensazione incredibile e vitalizzante installarsi in un nuovo posto! Sceglierlo, in base a criteri generici, e poi sviluppare pian piano un rapporto con lui.
Da parte mia, sono felice di scoprire una nuova città attraverso gli occhi di mio figlio. Purtroppo a questo giro non abbiamo avuto tempo di esplorare come avrei voluto. Per due giorni sono rimasta chiusa nel mio appartamentino a lavorare, e altri due li abbiamo spesi tra IKEA, montaggio mobili e altre questioni organizzative. Ci siamo però regalati una splendida cena a base di deliziose tapas l’ultima sera del mio soggiorno lì.
Ripartita un po’ in ansia per il lungo tragitto che mi aspettava, mi sono subito rilassata. Ore di solitudine al volante davanti a me, con la musica che non ho mai il tempo di ascoltare, e questa sensazione, che sempre mi scuote dal più profondo quando viaggio da sola in macchina, di essere dentro ai miei sentimenti, di toccarli con una chiarezza rara. E infatti ho pianto (un po’), riso tra me e me (tanto), sentito calore al cuore (tanto tanto) all’idea del bel figlio che mi ero lasciata alle spalle, e di tutti gli affetti cui andavo incontro.
Prima tappa del ritorno: Barcellona. Ho carissimi amici che ci vivono, e che erano felici di ospitarmi. Felici al punto di ospitare, insieme a me, anche la festa di compleanno di Expatclic, che è stata meravigliosa. Così come bellissimo è stato fare un giro “express” di Barcellona, città che non conoscevo, sotto la guida esperta della mia cara amica.
Trovo straordinario che i luoghi si materializzino davanti a noi quando viaggiamo. La Sagrada Familia, pur in tutto il suo caos di turisti e parzialmente coperta, è stata una grandissima emozione, così come ho amato girare le per viuzze del quartiere vicino al porto, e anche assistere a un matrimonio in catalano nella splendida chiesa di Santa Maria del Mar.
La tappa successiva era Manosque, in Provenza, per dormire da Marie, la donna che quindici anni fa mi ha proposto di montare Expatclic senza conoscermi di persona, un atto di fiducia che non dimenticherò mai. Sulla via, mi sono fermata ad abbracciare un caro amico che sta vivendo un momento molto difficile. E’ stato un incontro emotivamente molto intenso – e che mi ha lasciata commossa per tutta la strada fino a casa di Marie.
Dove, come vi potete immaginare, abbiamo passato la serata in intensissime chiacchiere. Non ci vedevamo da dieci anni. Ma come spesso succede a chi vive o ha vissuto in espatrio, è stato come se ci fossimo lasciate una settimana prima.
La mattina dopo sono ripartita carica d’amore e di momenti da ricordare nelle ultime sei ore di viaggio.
Quando ho passato il confine tra Francia e Italia (e ho aspettato a varcarlo prima di fermarmi a bere un bel caffè!) ho provato una strana sensazione, un misto di soddisfazione, malinconia e amore.
Mi sono sentita felice che tutto sia andato bene, che io abbia avuto l’energia per guidare, per aiutare Mattia, per organizzare i miei incontri e anche per lavorare mentre ero a Madrid.
Talmente felice, che nel rendermi conto che il viaggio era finito, mi è presa una forte malinconia per questi momenti. Ma soprattutto amore, per tutte le persone che vivono in così tanti posti al mondo e sono sempre contente di vedermi, di aprirmi le loro case. Questo è il dono più bello che la vita in espatrio mi ha dato. Ha reso il mondo la mia casa, e i suoi abitanti la mia famiglia.
Claudia Landini
Ottobre 2019
Foto ©ClaudiaLandini