Le vacanze della freelance, un affare complicato
Ogni estate mi si ripresenta lo stesso dilemma, e ogni estate mi arrovello su come passare delle vacanze che realmente mi rigenerino. In questo post vi spiego cosa mi tormenta e perchè.
Il termine “freelance” è quanto di più generico possa esistere, ma in questo post lo uso per riflettere sulla mia personale posizione lavorativa, e su quella di tanti altri che come me lavorano in proprio dalla A alla Z, e usano massicciamente l’online. Quando parlo di vacanze della freelance, quindi, intendo il meritato stacco che tutti dovrebbero regalarsi almeno una volta all’anno.
E’ però innegabile che mettere tutto in pausa per un mese e magari di più, presuppone una solidità nel lavoro che non si può sempre dare per scontata. Lavorando molto online, diventa imperativo essere presenti su social, blog e piattaforme varie, in maniera costante e partecipativa. Le regole del mercato online sono spietate, chi smette di alimentare i propri canali, assiste a un calo immediato di visite e d’interesse.
Inoltre, per quel che mi riguarda, ho sempre trovato molto difficile dire di no a clienti che vogliono cominciare un percorso di coaching proprio quando io intendo avviarmi verso il meritato riposo. Bisogna probabilmente avere una clientela solida, vasta e fedele, e una sicurezza e fiducia incrollabili nel proprio business per rifiutare – anche se temporaneamente – dei clienti.
Insomma, l’ansia che accompagna le vacanze della freelance è reale. Pur con tutto l’ottimismo del mondo, la freelance sa che quando smette di far girare l’ingranaggio, esiste il rischio reale di perdere opportunità, contatti, clienti.
E’ una sottile sensazione, contrastata dal pensiero razionale che tutti vanno in vacanza e quindi anche i clienti lo capiranno, che i social non scappano e ci accoglieranno di nuovo a braccia aperte, e che se un cliente è davvero interessato, aspetterà.
In quest’altalena di sentimenti, per me quest’anno c’è una novità. E cioè, sono arrivata all’estate esausta, con una stanchezza in corpo e nella mente che non mi dà tregua. Frutto sicuramente dell’emergenza che abbiamo vissuto, della perdita che ho subito, e del ritmo di lavoro serrato che ho mantenuto negli ultimi mesi. E non sono certamente l’unica.
Quindi per me non è più solo una questione di ascoltare la parte razionale o quella più emotiva e timorosa. Non ho altra scelta se non quella di mettere davvero tutto in stand-by per almeno un mese intero. Se non riesco a riposarmi, se non mi rigenero, rischio di non poter nemmeno riprendere il lavoro.
Proprio mentre prendevo coscienza di tutto ciò, mi sono arrivate due richieste per un percorso di coaching. Mi sono fatta forza e dopo aver fornito tutta la spiegazione su come si svolge il programma, ho detto che fino a settembre io non lavoro. E ho scoperto che a questi due potenziali clienti in realtà va benissimo cominciare dopo l’estate. Mi sono sgridata per aver dimenticato quello che spesso predico, e cioè che non si deve mai dar nulla per scontato fino a quando non si hanno tutti gli elementi in mano.
Ora resta la faccenda dei social e della rete. Come fare per controllare quella lieve ansia del vedere i numeri in calo appena ci si assenta. E come controllare l’adrenalina che prende ogni volta che arriva un nuovo messaggio, un contatto che apre scenari di collaborazioni interessanti. O magari di futuri clienti.
Ecco le cose che mi stanno aiutando:
Programmare
Per quanto possibile, usare le funzioni di programmazione dei social per non scomparire del tutto dal panorama.
Pianificare il futuro
Immaginarsi la ripresa, le belle cose che si metteranno in pista e figurarsi progetti futuri. E’ uno scenario che mi calma l’ansia perchè so che quello che proporrò sarà mooooolto interessante 🙂
Volersi bene
Semplicemente, dirsi che uno stacco ci vuole, mi fa bene, e mi renderà migliore nelle mie attività future.
Buonissime vacanze, di cuore.