Non so perchè, ma mi voleva bene
In memoria di Doña Meneca de Mencía
Sono triste e commossa. Mi succede sempre più spesso: scopro troppo tardi che delle persone che han contato nella mia vita se ne sono andate. Troppo tardi per cosa? Non lo so esattamente. Ma quando qualcuno muore, mi piace prendermi un po’ di tempo per onorarlo, pensarlo, ripercorrere i momenti passati insieme. Naturalmente sapevo che Doña Meneca era anziana. Lo era già quando la conobbi, in Honduras, più di quindici anni fa. L’ultima volta che ho sentito parlare di lei, mi avevano detto che era molto malata, ma ancora in vita; era ancora sullo stesso pianeta insieme a me. Ieri ho scoperto per caso che è morta lo scorso maggio.
Doña Meneca era la presidentessa della Croce Rossa Honduregna, e una donna straordinaria. Aveva lasciato la sua nativa Argentina per sposarsi e vivere in Honduras, e per anni ha guidato la CRH con polso di ferro e una forte personalità. Era adorata e temuta. Nota per la sua passione per il canto e per un paio di whisky con acqua e ghiaccio (in un bicchiere alto), era lei che guidava la festa, cantando e bevendo fino alle ore piccole, quando eravamo tutti esausti e volevamo solo andare a dormire.
Tutti si chiedevano dove prendesse quell’energia. Era capace di lavorare come una pazza durante il giorno per la missione che ha marcato la sua vita, l’aiuto alle popolazioni vulnerabili attraverso la CRH, e apparire alla festa, la sera, prendere il microfono e cantare con tutta la forza dei suoi polmoni. Aveva una bella voce, una presenza imponente, ed era una persona molto pratica. Talmente pratica, che a volte ti dava l’impressione di non averti notata, e ti metteva in soggezione se ti parlava o mostrava interesse per te. Almeno, io mi sentivo così.
Per tutto il periodo in cui ho vissuto in Honduras, ho pensato che mi considerasse solo in quanto moglie di un suo collega importante. Alla nostra festa d’addio, han chiesto a me e mio marito di cantare una canzone a testa di fronte al vasto pubblico, una cosa che odio. Lui si è lanciato nel suo sempreverde “O sole mio”, io ho scelto “Il cielo in una stanza”, a cappella, è il mio hit e la canto abbastanza bene (avevo una bella voce da giovane). Lei era tra il pubblico, e quando ci siamo salutate mi ha detto “¡Niña! ¡Porque no lo has dicho antes!” (“Bambina, perchè non lo hai detto prima!” – che canti così bene, ndr 🙂 ).
L’ultima volta che l’ho vista è stato a Lima, in Perù. Era di passaggio durante un viaggio di lavoro. Siamo andati a prenderla in aeroporto e l’abbiamo portata a casa nostra per pranzo. E’ uscita dal cancello degli arrivi camminando sulle sue gambe (un po’ incerta), seguita da una hostess che spingeva una carrozzella con aria preoccupata. Poi ci ha detto che voleva che la nostra prima immagine di lei fosse in piedi e camminando da sola.
Quel giorno ho capito che mi voleva bene. Mi ha fatto un sacco di domande, e ha parlato più a me che a mio marito. All’improvviso si è tolta un anello dal dito, e me l’ha regalato. Un bell’anello d’argento con tre fascette d’oro al centro. Questa mattina me lo sono messa prima di sedermi a scrivere questo post. Penso che le sarebbe piaciuto sapere che mi ricordo così tanti particolari di lei. Ciao Doña Meneca, che la terra ti sia lieve.