Pronto soccorso a Ginevra, una brutta esperienza
Recentemente sono dovuta andare al pronto soccorso a Ginevra. E’ stata un’esperienza molto brutta che voglio condividere con voi. Non nominerò l’ospedale in questione, ma se volete sapere qual è, scrivetemi pure.
Qualche tempo fa mi è capitato di stare molto male e di aver bisogno di un pronto soccorso a Ginevra, la città in cui vivo dallo scorso ottobre.
Essendo arrivata da poco, non avevo ancora esplorato il mondo delle strutture sanitarie ginevrine. Ho dunque scelto un ospedale vicino a casa mia, che aveva comunque delle ottime recensioni a una veloce ricerca in internet.
La prima cosa che la zelante segretaria alla reception mi ha chiesto, è stata se avevo la possibilità di laciare un deposito di 530 franchi. Si è poi affrettata a spiegarmi che dopo la prestazione l’ospedale mi avrebbe mandato a casa la fattura. Se questa fosse stata superiore ai 530 franchi anticipati, mi sarei dovuta recare all’ospedale a saldarla. In caso di credito nei miei confronti, avrei dovuto fornire un numero di conto in banca sul quale ricevere il saldo.
Sono stata contenta di come mi hanno ascoltata e orientata per il mio problema. Sono tornata a casa soddisfatta della mia prima (e speriamo ultima) esperienza con un pronto soccorso a Ginevra. Mi sono preparata con ottimismo ad aspettare i risultati di un esame che mi avevano fatto fare, e la mia fattura.
Dopo cinque giorni di silenzio sono andata direttamente all’ospedale per chiedere se c’era qualche notizia sui miei risultati. La dottoressa di turno mi accolse tenendo il foglio dell’esame stretto al petto come se si trattasse di un testamento che la rendeva ricca. Mi disse che tutto era negativo. Non potevano però darmi fisicamente i risultati (perchè? boh!), ma solo la fattura, che mi sarebbe arrivata a casa.
Ero un po’ delusa dal fatto che non mi avessero avvisata a risultati pronti, come mi avevano promesso. Mi sono comunque ridisposta ad aspettare la fattura. Dopo due settimane di nulla, sono tornata al pronto soccorso, questa volta per chiedere lumi sui miei 530 franchi tenuti in ostaggio.
Il signorino del reparto fatturazione ha cercato il mio dossier a computer con aria cospirativa. Mi ha comunicato che era tutto ok, il laboratorio aveva già inoltrato i risultati (grazie). La fattura però non era ancora stata emessa.
Io cominciavo a friggere leggermente. Non solo perchè la proverbiale efficienza svizzera stata dando prova di irreparabili falle, ma anche e soprattutto perchè mi sembrava terribilmente ingiusto che trattenessero il mio pagamento senza emettere una fattura che mi spiegasse a quanto ammontavano i servizi erogati.
Ma a tutto c’è un perchè. Un perchè ufficiale, che il signorino si è affrettato a spiegarmi. Emettono la fattura solo un mese dopo le prestazioni. E questo per essere sicuri che non ci siano reclami da parte del paziente – reclami per cosa??? riboh … E un perchè non detto, ovvero che si vogliono tenere i miei soldi il più a lungo possibile. Cosa che ai miei occhi non ha molto senso, ma che andava confermando quello che hanno ripetuto in molti che conoscono la Svizzera meglio di me. E cioè che qui il soldo viene prima di tutto.
Passa un mese e mezzo dal momento della mia visita, e della fattura neanche l’ombra. Torno al pronto soccorso (preferisco sempre trattare di persona, quando posso), per sentirmi dire che guardi, è proprio strano, la contabilità non ha ancora emesso la fattura. Comincio ad alterarmi seriamente e spiego che ho bisogno di avviare la pratica di rimborso con la mia assicurazione prima che scadano i termini, ma anche che non sono nemmeno sicura di quanto tempo resterò in questo paese, e non esiste che me ne vada senza aver saputo quanto piffero mi è costato parlare cinque minuti con una dottoressa e lasciare un po’ della mia pipì.
La signorina della fatturazione mi dice che inserirà la clausola di far tutto via posta elettronica, così facciamo prima e possiamo andare avanti anche se io non sono più fisicamente a Ginevra.
Due giorni dopo mi arriva un messaggio dall’ospedale che mi comunica che le spese della mia visita ammontano a (siete sedute? Io lo ero, per fortuna) 479,75 franchi. Mi comunicano altresì che devo fornire una lista di documenti che non finisce più per avere il rimborso dei 50,25 franchi a mio credito. Della fattura manco l’ombra.
Rispondo chiedendo cortesemente di mandarmela, più altri chiarimenti circa i documenti che devo fornire. Silenzio di tomba.
A quel punto, stufa di entrare in quell’ospedale che mi faceva venire il nervoso solo sulla porta, ho telefonato. Mi è stato detto che le fatture le spediscono solo via posta fisica, cosa che avrebbero fatto il giorno stesso, e mi hanno poi fornito i chiarimenti necessari circa i documenti da presentare.
Il giorno dopo la fattura è arrivata. Eccovi il dettaglio dei costi:
Voglio farvi notare (perchè so che è tempo perso farlo notare a loro) che non sono mai stata visitata con lo speculum vaginale Cusco UU métal moyen 100x25mm. L’esame che qui costa 110 franchi in Italia lo pago 8 euro, ma su questo non voglio far questioni. Mi ha però attirato l’attenzione la riga in cui mi vedo quantificare il tempo per scrivere un rapporto tra le 11 e 35 linee di testo, rapporto che naturalmente io non ho potuto neanche visionare, oltre ai 35,71 franchi dello studio del mio dossier, terribilmente complicato!
Ecco, questo evento ha scavato in me qualcosa che non riesco ancora bene a definire, ma che ha sicuramente marcato il mio rapporto con la città. Perchè per me l’assistenza medica, oltre che con i soldi, necessari per andare avanti per carità, ha a che fare con l’umanità. E in tutto quello che mi è successo, ma soprattutto in questa fattura che incornicerò per i posteri, io di umano non vedo proprio nulla.
Cara Claudia,
ti capisco benissimo. Io per una visita al pronto soccorso ho pagato 400 chf- e in piu la cassa malattia. Piu’ che sanita ‘ sembrano degli strozzini!