Ridurre tutti gli addii che posso, la mia nuova missione
Come sapete, sono riuscita finalmente a coronare il mio sogno di trascorrere qualche mese nella mia adorata casa toscana.
E questo mi ha fatto capire molto sugli addii.
Fino allo scorso anno, il momento della chiusura della mia casina toscana era intriso di tragedia. Cominciavamo a prepararla per l’inverno due giorni prima di partire. Raccoglievamo tutte le cose sparse durante il mese trascorso lì insieme. La pulivano, spazzavamo, coprivamo i mobili.
Poi veniva il momento di raccogliere tutte le cose all’esterno – tavoli, sedie, stendino – e chiudere le imposte. Staccata la luce e chiusi gas e acqua, mio marito compiva il ferale gesto: chiudere a chiave la porta sulla casina ormai disabitata.
I miei figli sapevano che lì per me cominciava il dramma. Mi aspettavano pazientemente in macchina mentre io facevo l’ultimo giro per salutarla.
La guardavo con incredulità, così chiusa e spoglia, dopo che per settimane aveva accolto le nostre risate, gli amici, i giochi, tutti i bei momenti di vita comune.
Il nodo alla gola iniziava a soffocarmi. Salita in macchina cominciavano le lacrime, sempre annunciate dalla stessa frase, rotta dai singhiozzi: “io non me ne voglio andare“.
I miei aspettavano pazientemente che mi ricomponessi. Io guardavo avanti sulla strada nel bosco che tanto amo. Tra le lacrime, cominciavo a vedere davanti a me anche quello che mi aspettava: un rientro, nuove avventure professionali, amici nel mondo. Arrivavo in cima rinfrancata e pronta (va beh, più o meno…) ad affrontare un altro anno di distanza da lei.
Quest’anno la cosa è andata molto diversamente. Abbiamo chiuso la vacanza in famiglia, le splendide settimane con i nostri figli e tantissimi amici venuti da tutto il mondo, ma non abbiamo ancora chiuso la casa, perchè ci tornerò.
Ci tornerò e ci starò finchè potrò, e quando la chiuderò per l’inverno so che sarà per pochi mesi, perchè non intendo andare a vivere lontano. Una delle priorità sulla mia lista di prerogative per raggiungere il marito in una futura missione, è che la destinazione sia sufficientemente vicina ai miei figli, a mia mamma e alla mia casina toscana.
Questo ha cambiato tutto e mi ha aiutata a capire il senso profondo del mio non voler più vivere a migliaia di chilometri di distanza.
Gli addii mi fanno sempre più male. Sarà perchè gli anni passano e ne devo dire sempre di più. Sarà perchè le priorità cambiano, e variano le cose che più importano. O forse perchè nella mia vita di addii ne ho detti già troppi. Sta di fatto che questa cosa mi si è chiarita pienamente quando quest’anno ho chiuso la casina e sono salita in macchina senza guardarmi indietro e senza piangere.
Chiudere una casa alla quale si torna non è un addio, direte voi. E avete ragione, ma io sono diventata così sensibile agli addii, che qualsiasi momento di strappo o di allontanamento subito mi porta a galla le stesse sensazioni, le stesse angoscie.
E’ quello il momento che voglio evitare, il momento del distacco. Perchè se in molti casi il distacco è solo temporaneo, mi fa comunque rivivere tanti altri addii – a paesi, a persone, case, uffici, gruppi, animali, situazioni – che mi hanno fatto profondamente soffrire.
Quindi sappiatelo gente: la mia nuova missione è di ridurre al minimo la quantità di addii – definitivi o temporanei – da affrontare. Già la vita fa di testa sua e ci impone i suoi, sempre più frequenti d’ora in poi, temo, almeno lasciatemi fare quello che posso per non crearne di miei 🙂
Carissima, lo spero tanto! Ma qui ogni giorno cambia il vento :-)))) Comunque vi faccio sapere tempestivamente i miei movimenti, va da sè… Spero tu stia bene! Un abbraccione
Ogni tanto quando leggo i tuoi post è come se riuscissi a leggere le mie emozioni nero su bianco. E come al solito mi fai riflettere.
Buon rientro nella tua casina allora, sono poi curiosa di sapere la prossima meta!
PS: se per il primo novembre faremo un giro in Toscana ti trovo ancora nella casina?
grazie 🙂 e altrettanto!!!
Buongiorno Giovanni, grazie per le sue importanti riflessioni. Mi rallegra sapere che in molte cose coincidono con le mie stesse priorità. La mia casa in Toscana è esattamente quanto lei descrive come importante nella vita di una persona: è una casa che ha attorno alberi, fiori, erba, aria salubre, silenzio e tranquillità. E sono d’accordissimo sul fatto che sia fondamentale fare per quanto possibile nella propria vita qualcosa che sia di utilità agli altri…mi sento in pace con me stessa in questo senso 🙂 Auguri per tutto.
per ‘sentirsi bene esistenzialmente’ ritengo sia fondamentale :
1 — fare qualcosa di concreto, utile ad alleviare sofferenze patite da altri esseri viventi (umani e non)
2 — vivere con sobrietà
(MENO desideri abbiamo, PIU’ siamo LIBERI :
i desideri diminuiscono la nostra Libertà, possono arrivare a ‘schiavizzarci’ poiché, per soddisfarli, abbiam bisogno di denaro, sempre più…)
3 — evitare comportamenti che fanno del male a noi stessi;
a partire dal nostro corpo, che ci è indispensabile per esistere ☺
(siamo ‘malati’ di carenza di amore per noi stessi, se mangiamo in modo nocivo per la nostra salute… se la danneggiamo con l’alcool, con la nicotina, ecc…)
4 — avere, attorno a casa, alberi – fiori – erba; aria salubre; silenzio e tranquillità…
5 – vivere consapevoli che la nostra individualità finisce – definitivamente, irreversibilmente – con la nostra morte;
è ‘saggezza liberatoria’ accettare che la nostra esistenza è un’effimera inezia, nell’immensità dell’universo…
ora che sono anziano mi rendo conto d’esser stato stupido, da giovane;
(a parziale consolazione, considero la stupidità una condizione ‘normale’ negli Umani giovani; soprattutto nei maschi giovani ☺ )
sì, anch’io sono stato stupido e presuntuoso, da giovane :
con pretenziosa sicumera ho ritenuto di aver ‘compreso la vita’… ho considerato gli anziani dei rincoglioniti, poveracci…
la presunzione giovanile porta a questa stupidità; soprattutto in noi maschi… ☺
solo adesso, da anziano, ritengo di avere una chiarezza sufficiente per discernere cosa sento essenziale e fondamentale, vivendo
(forse è pressoché necessario essere nell’ultima parte dell’esistenza, per acquisire tale chiarezza : essere prossimi alla fine dell’esistenza aiuta a ‘veder chiaro’…
e sono convinto che sperimentare personalmente quanto triste e amara sia la vecchiaia – declino fisico, progressiva perdita della salute – aiuti a percepire cos’è essenziale)
così oggi, da anziano, mi accorgo che solo un ‘dato’ può alleviare, un pochino, la tristezza della vecchiaia:
aver fatto, concretamente, qualcosa di utile per le necessità primarie, essenziali, di esseri viventi che non se la passano bene
(umani, animali, alberi);
in particolare aver agito concretamente per alleviare un qualsiasi tipo di sofferenza, provata da esseri viventi;
considero questo ‘agire concreto’ quanto di più importante si possa fare;
lo ritengo l’unico ‘dato’ reale che può dare un po’ di ‘pace interiore’, nella tristezza della vecchiaia;
ora, da anziano, sento pressoché insignificante tutto ciò che, a mio parere, sta nell’àmbito della mera ‘soddisfazione egocentrica’:
— vacanze, viaggi, divertimenti…
— possesso di oggetti, di beni materiali…
— ricerca di ‘successo’ personale (specie nel campo dei lavori funzionali al consumismo)
— un sapere meramente intellettuale, fine a sé stesso, astratto, sterile…
oggi, da anziano, sono convinto dell’insignificanza dell’ego individuale (è un’inezia da nulla, nell’Universo);
sicché ritengo fondamentale evitare di vivere dediti a ciò che è meramente egocentrico: proprio perché è insignificante
vivendo in tal modo, da anziani si sentirebbe di aver vissuto in modo inutile;
la sensazione che la propria esistenza sia tale ritengo sia il peggio che si possa provare, da anziani
sono convinto che aver agito, concretamente, per alleviare la sofferenza di un essere vivente valga infinitamente più di qualsiasi ‘vittoria’ e ‘successo’ (d’ogni tipo) personale
sono convinto che solo l’aver agito così possa darci la sensazione di aver vissuto in modo utile, significativo
sono convinto che solo l’aver agito così possa aiutarci, almeno un pochino, nella difficile accettazione della fine della nostra esistenza