Senza ciabattine nelle piscine a Ginevra
Con le piscine ho un rapporto felice, che si rinnova in ogni paese in cui m’installo. In questo post vi racconto la mia esperienza con quelle di Ginevra.
Nuotare è l’unico sport che non mi stanca mai. Quindi potete immaginarvi che le piscine a Ginevra erano in cima alla lista delle mie ricerche.
Amo andare in piscina anche perchè il luogo per me rappresenta un’esperienza (inter)culturale incredibile. Soprattutto nei primi tempi in un paese, quando si tenta di afferrare più dettagli e codici possibili dello stile di vita locale. Un’esperienza profonda perchè in piscina ci si mette a nudo (in tanti sensi :-)) e si va a creare un’intimità che non si ritrova facilmente in altre situazioni comunitarie.
Piscina in giardino
In alcuni paesi sono stata molto fortunata e avevo una piscina nel giardino. A Brazzaville ho passato ore sguazzandoci con il mio bimbo di allora tre anni, e poi con il pancione a mollo in gravidanza. A Jakarta mi bastava aprire la porta finestra della mia stanza ogni mattina per tuffarmi nella splendida piscina in stile balinese e farmi una sana nuotata.
Un vero privilegio, e anche una grande comodità, ma in questi due casi mi mancava il contatto con le persone (che nelle piscine sono perlopiù locali) che vanno a nuotare. Contatto che mi ha sempre insegnato tantissimo. Delle piscine a Gerusalemme ho scritto qui, e ogni volta che rileggo il post mi sento invasa da un’ondata di malinconia e di tenerezza (per la piscina all’est, va da sè).
Piscina a Ginevra
Arrivata a Ginevra lo scorso anno, anche se mi fermavo qui per poco e sempre in preda all’incertezza più totale, sono andata subito alla più vicina piscina nel quartiere dove vivevo. Ho scoperto con gioia che rispetto al costo della vita astronomico della città, il prezzo di un abbonamento alla piscina è irrisorio: quello mensile costa meno che una prolunga a quattro prese!
Mi sono dunque iscritta subito e per qualche settimana ho davvero goduto di quella bella piscina olimpionica dove potevo andare a tutte le ore.
Una cosa però che mi ha lasciata perplessa dal primo giorno è stata che all’interno dello spazio piscina (cioè non appena lasciati gli spogliatoi) è vietato introdurre scarpe di qualsiasi tipo. E per qualsiasi tipo intendo anche le classiche flip flop di gomma che io indosso in piscina da quando ho due anni (e in tutto il mondo).
In piscina con le ciabattine
In effetti le prime due volte in cui sono andata a nuotare, non avendo visto il cartello che indicava la scarpa sbarrata, ero entrata con le mie splendide ciabattine rosa comprate alla Decathlon, e le avevo appoggiate sulla gradinata che corre intorno alla piscina perchè avevo visto che intorno al bordo non ce n’era neanche una.
Non nascondo che la cosa mi aveva un po’ stupita, ancora di più la seconda volta, quando, a un orario completamente diverso, la scena che mi si presentava era uguale: un deserto di piedi nudi e neanche una ciabattina all’orizzonte (a parte, naturalmente, la mia).
Quando finalmente ho capito – cioè, ho visto il cartello – mi sono adattata alla regola, e pur terrorizzata all’idea di scivolare, ho cominciato a muovermi con finta nonchalance a piedi nudi sulle piastrelle.
Capirete che quando sono andata a fare l’abbonamento alla piscina del nuovo quartiere dove vivo adesso, una delle prime cose che ho chiesto è stata se si potevano usare le ciabattine all’interno della piscina. Anche se un po’ perplesso, il ragazzo mi ha risposto che non c’è problema. Quindi questa mattina, alla prima nuotata in questa nuova piscina, le ciabattine io me le sono portata.
Però non le ho tirate fuori
Non le ho tirate fuori perchè appena ho passato il tornello, un cartello, questa volta ben visibile e con minacciose scarpe rosse sbarrate, mi avvisava che a partire da quel momento le mie scarpe me le potevo proprio dimenticare.
Come tutte le brave espatriate, mi sono guardata un po’ in giro per trarre ispirazione dal comportamento dei locali, e ho visto che NESSUNO metteva le ciabattine. Si toglievano calze e scarpe e zompettavano allegramente verso gli spogliatoi.
Entrata timidamente negli spogliatoi ho potuto di nuovo constatare che le ciabattine davvero sono un articolo che nelle piscine a Ginevra non esiste proprio. In compenso c’è una vaschetta che ti accoglie ammiccante con un enorme cartello che dice “antimicotico”. Quando ne ho aperto il rubinetto (figuratevi se non mi facevo una bella doccia antimicotica ai piedi vista la situazione!!!), il getto – violentissimo – è andato avanti il tempo di preparare una fondue, mangiarla e digerirla.
Ma allora io mi dico: perchè non permettere che uno si porti da casa le sue belle ciabattine di gomma e le indossi dentro agli spogliatoi e nell’area intorno alla piscina? Mica si tuffa in acqua tenendole ai piedi!
Certo, a onor del vero in questa piscina non me l’hanno proibito, ma il fatto di non averne vista neanche mezza sugli alluci dei miei compagni nuotatori mi fa ben pensare che le ciabattine nelle piscine a Ginevra sono veramente malviste. E io sono ancora troppo ospite fresca per sfidare queste convenzioni. Spero solo di non beccarmi qualche fungo di quelli che mi fanno pentire di non aver scelto l’arrampicata come sport.
Ciao Annalia! Mah, probabilmente non c’è un perchè al fatto che ai francofoni piaccia andare a piedi nudi…sarà una di quelle abitudini che vengono trasmesse con- o inconsciamente nella comunità! Comunque devo dire – a onor del vero 🙂 _ che l’altro giorno c’erano ben quattro paia di ciabattine di gomma di fianco alla scaletta della piscina!!! Non ci potevo credere!!! Un bacio gioia!
Claudia mi hai fatto morire dal ridere, anche nella svizzera tedesca ci sono i cartelli che nomini ma qui quasi tutti usano le ciabatte. Devo dire però che gli svizzeri francesi a differenza di quelli tedeschi amano molto di più andare a piedi nudi. Il perché non l’ho ancora capito. Sono stata in Romandie a gennaio e abituata alla mia svizzera tedesca passare il Röstigraben è stato uno shock 😱