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Un training interculturale diverso dal solito

Vorrei condividere un’esperienza diversa che ho avuto con un training interculturale la scorsa settimana.

Non dirò la nazionalità del cliente che ho formato, né il paese in cui si sta trasferendo, per motivi di privacy ma anche perché è irrilevante. Dico però che questa persona ha già vissuto in tanti paesi, e non è stato dunque necessario spendere la prima parte del training interculturale – come faccio di solito – per riflettere su alcuni dei meccanismi che sono alla base di tutte le nostre relazioni quando arriviamo in una nuova cultura.

Era anche perfettamente consapevole delle diverse dimensioni culturali che molti di noi trainer interculturali usano come chiave per iniziare a parlare della cultura con la quale il cliente sta per confrontarsi.

È stata la prima volta che avevo un cliente così esperto. Finora avevo lavorato principalmente con persone che non avevano mai ricevuto un training interculturale prima e che, nonostante si fossero già trasferite in passato, erano totalmente confuse quando parlavo di identità, cultura, valori e comportamenti nascosti, e così via.

Non mi sarei aspettata di provare un sollievo così grande nel poter saltare quella parte iniziale (che di solito adoro) e passare direttamente alla discussione sulla cultura specifica che stavamo per analizzare. Ho sentito di avere più tempo per penetrare davvero a fondo tutti i legami tra passato e presente e l’enorme complessità dei rapporti tra cittadini di un paese così diversificato e frammentato.

Ma le sorprese non si sono fermate qui. Avevo condiviso un po’ della mia storia con il cliente prima di iniziare il programma, come faccio di solito, e dopo aver ascoltato la sua, ho suggerito di iniziare il training dalle radici della cultura. Mi ha chiesto invece di parlargli dell’Africa. Non si era mai spinto a sud dell’Equatore, e avendo sentito come il mio primo decennio di vita all’estero sia trascorso in così tanti paesi diversi di quell’affascinante continente, voleva saperne di più.

Sono rimasto sorpresa e commossa. Durante la mia esperienza come trainer interculturale, ho notato che i clienti generalmente hanno un obiettivo chiaro per il programma: portarsi via quante più informazioni possibili, e il più possibile pratiche. Il fatto che questa persona volesse prendere una pausa dalla formazione per ascoltare la mia esperienza africana mi ha toccato profondamente.

Man mano che parlavo, trovavo ancora più motivi per essergli grata. Non accade tutti i giorni che ti venga dato spazio per ricordare e riflettere sulle esperienze passate. Non parlo regolarmente dei miei ricordi africani o di altri paesi. Può succedere a volte durante le cene con gli amici – e non stiamo più cenando con gli amici di questi tempi – e comunque sempre nel quadro di una conversazione partecipata, dove si raccontano le cose a spizzichi e bocconi.

Questa volta e con questo cliente, però, è stata una festa. Ero un po’ perplessa perché non sapevo da che punto cominciare un discorso così vasto, ma una volta partita, ho parlato per un’ora intera e sono emersi i ricordi e le riflessioni più sorprendenti. Ho capito quanto una parte forte e importante di me sia legata a quegli anni, quando ho scoperto un mondo completamente diverso, e ho imparato molto non solo in termini di politica, lingue, tradizioni, sentimenti, relazioni e costumi, ma anche su me stessa. Su cosa significa trovarsi costantemente di fronte a situazioni così complesse.

Ho parlato della storia dei paesi in cui ho vissuto e ho riflettuto su come il recente passato li influenzi oggi. Mi sono resa conto che nuove idee si erano formate dentro di me e non ne ero nemmeno consapevole. Anche passando all’argomento del programma, la scarica di adrenalina che quell’ora mi aveva dato, è rimasta fino a tarda notte. L’esperienza mi ha inebriata. Ho acquisito consapevolezza di un altro aspetto di questo fantastico lavoro. L’esperienza interculturale inizia tra il cliente e il formatore. E sono sicura che anche se abbiamo preso un’ora di pausa dalla discussione sulla cultura in cui il mio cliente si sta trasferendo, era felice di aver visto come gli effetti dell’esposizione a culture diverse durano nel tempo e creano connessione e crescita.

 

Claudia Landini
Dicembre 2020
Foto: ImmagieFotografia

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