Verso la fine di una vita in espatrio
Lo shock nello sguardo di un’amica, recentemente, quando le ho detto che l’anno prossimo di questi tempi lascerò Ginevra, mi ha fatto capire che forse non tutti sanno che mi sto lentamente avviando verso la fine della mia vita espatrio – almeno credo, perchè in fondo non si sa mai.
Da più di trent’anni vivo saltando da un posto all’altro, posti spesso molto diversi tra loro, e come è giusto e normale mi è stata un po’ appiccicata l’etichetta della perenne espatriata, quella che è sempre in giro, la regina dell’espatrio (mi è stato detto pure questo, con mio grande orgoglio, naturalmente 😊).
Ma nella vita tutto finisce, anche una vita in espatrio.
Il fatto è che tra mille avventure gli anni sono passati, e mio marito, anche se non se li sente addosso, non è più un giovinetto. L’anno prossimo, quando avrà compiuto 65 anni, sarà giunto per lui il momento di andare in pensione. E dato che il suo lavoro è sempre stato il motivo per cui ci siamo spostati da un paese all’altro, con la pensione arriverà anche la fine della nostra vita in espatrio.
Vero è, come mi ha scritto recentemente una persona che si è unita alla comunità di Expatclic, che l’espatrio è per sempre. Non ho dubbi rispetto al fatto che tutto quello che si è vissuto in espatrio permane dentro di noi anche quando ci fermiamo. Ma è pur vero che se finora abbiamo cambiato paese ciclicamente per il lavoro di Giorgio, dalla fine di ottobre del prossimo anno questo impegno verrà a mancare, e noi saremo liberi come l’aria di stabilirci dove vorremo.
Normalmente quando do questo annuncio alle persone, la prima cosa che mi chiedono è “andrete in Toscana?“, con un sorriso di complicità. E io rispondo naturalmente sì. Un’altra cosa che tutti sanno di me, infatti, è che anni fa abbiamo comprato un piccolo rudere in Toscana, che oggi è diventato il posto che chiamiamo casa. E tutti sanno anche quanta sofferenza mi causa passare così tanto tempo lontana dal posto che più amo al mondo. E infatti la nostra “pensione” sarà lì. E questo è il primo motivo che mi fa andare incontro a questo nuovo periodo di vita con estrema baldanza.
Appurato tutto ciò, la domanda successiva è “come mi sento all’idea“. La mia risposta è invariabilmente: “è strano”. Non posso dire nulla ora. So che in tutti i cambiamenti c’è un aspetto doloroso insieme a quello positivo, e preferisco concentrarmi su quest’ultimo.
Tutta la mia vita è stata caratterizzata da continue sorprese e scoperte. Cominciare a vivere in un nuovo paese era un’incognita totale che si ripeteva ciclicamente. Mentre alcune cose erano fisse nella mia vita, quello che avrei trovato in un determinato paese, se avrei lavorato o meno, se i miei figli sarebbero stati felici, e una miriade di altre cose che compongono la vita di chiunque al mondo, diventavano nel giro di un volo un grosso punto interrogativo.
Ecco, mi sento un po’ così anche di fronte a quello che accadrà tra un anno. Anzi, forse mi sento ancora più incuriosita, perché mentre prima l’elemento base, il leitmotiv delle nostre vite restava, a partire da quando lasceremo Ginevra l’anno prossimo la nostra vita in espatrio sarà finita e basta. Certo, non smetteremo di viaggiare. Abbiamo due figli che vivono all’estero, tantissimi amici dislocati in tutte le parti del mondo, e una curiosità insaziabile di scoprire posti nuovi. Ma la base non sarà più un paese straniero, bensì la nostra vecchia cara Italia.
Il grosso cambiamento riguarderà naturalmente anche lo stile di vita. Se fino ad ora il lavoro (di mio marito) era quello che determinava il posto in cui vivevamo, a partire dall’anno prossimo saremo liberi di decidere noi dove installarci, e per quanto tempo. Io posso lavorare letteralmente da tutto il mondo, quindi non avremo più legami in un posto rispetto a un’altro. E questo mi dà una grandissima sensazione di libertà sulla quale per il momento preferisco concentrarmi.
Certo, sarà anche strano avere un marito che non lavora più ai ritmi che da sempre hanno caratterizzato le nostre vite. E in un certo senso è forse questa la cosa che mi spaventa di più, ma sono anche cosciente del fatto che ci è data una grossa opportunità, quella di ritrovarci ancora giovani a ridisegnare una vita insieme con i colori che scegliamo noi.
Un grande, enorme cambiamento per me è stato il passaggio da paesi a sud del mondo alla ricca Europa. Lo shock che questo mi ha provocato mi ha marcata in maniera molto profonda, e mi ci sono voluti letteralmente mesi per vedermi all’interno di un quadro completamente diverso da quello in cui ho vissuto per il 90% della mia vita in espatrio.
In fondo è tutta una questione di identità. E sono sicura che così come sono riuscita a riplasmarmi in un contesto di espatrio occidentale, dove fatico a ritrovare valori forti e motivazione, così riuscirò a diventare una queen of expats seduta sul suo baule che contiene una vita meravigliosa, mentre guardo alle altrettante meravigliose colline toscane.