Voli aerei, gentilezza e ritorni
Qualche giorno fa sono rientrata a Jakarta dopo quaranta meravigliosi giorni in Europa.
Il viaggio di ritorno mi ha dato un sacco di spunti di riflessione. Eccone uno.
Non amo particolarmente starmene ore sospesa in cielo durante i voli aerei. Prendere l’aereo però continua ad appassionarmi per l’umanità con la quale entro in contatto. Mi piace da matti l’idea di essere tutti chiusi in un bussolotto per un discreto numero di ore. La condivisione forzata di di quello spazio comune mi appassiona. Perchè in quello spazio si fanno cose che normalmente non si condividono con gli estranei. Si dorme, si russa, ci si appoggia incautamente alla spalla del vicino, ci si toglie le scarpe, o, come me, si gioca a Tetris.
Ogni volta che salgo su un aereo, dopo aver sistemato il trolley o zainetto e gli inevitabili cinquecento sacchetti pieni di cose acquistate al duty free shop, scannerizzo l’area intorno al mio posto perchè so che è con quelle persone che passerò le prossime 6, 8 o 14 ore, a seconda. Ieri, nel tratto Abu Dhabi-Jakarta, nel posto a fianco al mio, vicino al finestrino (perchè io sono rigorosamente sul corridoio), si è installato un giovane. Ventenne (lo so perchè poi mi ha fatto vedere il suo passaporto) saudita (lo so perchè è stata la prima cosa che mi ha detto). E per tutta la durata del volo si è espresso in tante e tali dimostrazioni di gentilezza nei miei confronti, che quasi quasi, atterrati a Jakarta, avrei voluto voltar l’aereo e tornare indietro 😀
Ero abbastanza basita. Sono abituata a tanta gentilezza da parte dei miei uomini e delle amiche. Ma questo ragazzo sconosciuto sembrava avere come unica missione quella di rendere il mio volo il più gradevole possibile. Appena vuotavo un bicchiere me lo prendeva per incastrarlo nel suo spazio e liberare il mio. Mi sistemava il cuscino sulle gambe in modo che io potessi appoggiarci comodamente l’iPad e leggere con agio. Aveva approntato un sacchettino in cui infilava tutti i rifiuti (miei, tipo la carta della cicca e la plastica della copertina). Mi avvisava quando l’hostess stava per arrivare con l’acqua… Insomma, instancabile.
Addirittura, in quella scarsa oretta in cui sono finalmente riuscita ad addormentarmi (probabilmente russando), invece di svegliarmi perchè doveva andare in bagno, si è prodotto in agili avvitamenti per scavalcarmi. E senza che alcuna parte del suo corpo toccasse la mia e mi svegliasse. Lo so perchè mi ha fatto rivedere la manovra, non senza una certa fierezza, quando mi sono svegliata.
Il bello è che non parlava una parola d’inglese, e io con il mio arabo non sono andata più lontana di grazie, prego e non c’è problema. La scena più spassosa si è prodotta quando mi ha chiesto di aiutarlo a compilare il foglietto per la dogana indonesiana… E’ stato lì che ci siamo mostrati a vicenda i passaporti, e che lui, con grande soddisfazione, mi ha detto che ho la stessa età della sua mamma. Avrei voluto dirgli che la sua mamma ha fatto un gran bel lavoro, ma non sapevo come.
E’ stata un’esperienza fantastica. Non so se il giovane sia sempre così gentile con tutti quelli che incontra sulla sua strada. Forse la mia faccia lo ha ispirato. Più probabilmente il suo era un comportamento che scaturiva da un profondo valore culturale. Di fatto mi ha reso il volo molto più comfortevole e mi ha toccato il cuore. Non sarebbe fantastico se questa gentilezza d’animo si estendesse e si applicasse anche tra gruppi di umani, invece che solo tra i singoli, e il mondo fosse meno violento e più caloroso?
Sì, sarebbe davvero fantastico…
Buon rientro! Se passi da Roma fai un fischio!